Teologia pubblica: uno sguardo all’Europa a al dialogo interreligioso
Prosegue il progetto di collaborazione e ricerca sulla Teologia pubblica ecumenica tra l’ITE di Bari e l’ISE con un incontro di formazione ad Istituti riuniti, organizzato dall’Istituto “San Bernardino” di Venezia che si è tenuto venerdì 16 aprile alle ore 16.00. Due ospiti di eccezione ci hanno offerto uno sguardo più ampio e globale su questo tema ampliandone l’orizzonte di studio: il prof. Antonio Autiero dell’Università di Münster e il prof. padre Claudio Monge op, responsabile del Centro culturale e di dialogo Dominicans Study Institute di Istanbul, collegati da remoto.
Con una relazione molto lucida e precisa, il prof. Antonio Autiero ha parlato della Teologia pubblica nel contesto europeo. Dopo aver presentato la genesi e lo sviluppo della teologia nello spazio pubblico in alcuni contesti europei (Francia, Germania, Portogallo), ha illustrato il compito e l’utilità della teologia pubblica per il nostro mondo, attorno a cinque punti: stimolare l’indifferenza teorica e pratica nei confronti del “religioso”; offrire un prezioso servizio contro il pericolo del fondamentalismo religioso; preservare dal pericolo di funzionalizzare il pensiero teologico; aiutare a comprendere la forza liberatrice del messaggio religioso; aprire ad una logica discorsiva più consona ad affrontare il problema della verità. L’intervento di Autiero si è poi concluso con uno sguardo al futuro, invitando la teologia pubblica a raccogliere le sfide del nostro tempo: la compassione, l’empatia e la cura.
L’intervento di p. Claudio Monge op ha riguardato il rapporto tra la teologia pubblica e il dialogo interreligioso. Ha sottolineato che la teologia in quanto discorso su Dio e sulla verità, capace di dare senso alla vita di ogni uomo e donna è riconosciuto da tutti. In un contesto multireligioso, inoltre, la teologia pubblica, è chiamata principalmente alla sfida di far indietreggiare l’ingiustizia e la disuguaglianza, non con un approccio sistematico e la pretesa di rispondere a tutto, ma con un teologare aperto alla relazione. La domanda da porre a questa teologia ha una forte caratterizzazione antropologica: la religione può rendere l’uomo più umano? L’antropologia, dunque, si rivela come il terreno più fecondo per la teologia pubblica, ma anche come la sua unica chance, poiché è in nome dell’umanità che accomuna tutti che può avvenire il primo contatto con l’altro.